Il 2025 segna un possibile punto di svolta nella gestione delle terre e rocce da scavo (TRS). Questi materiali, centrali nei cantieri e spesso al confine tra sottoprodotti e rifiuti, sono al centro di un nuovo regolamento semplificato, attualmente in fase di finalizzazione.
La normativa proposta, notificata alla Commissione Europea a marzo 2025, punta a superare il DPR 120/2017, introducendo procedure più snelle per il riutilizzo diretto e la classificazione come sottoprodotti.
Vediamo cosa cambia per imprese edili, progettisti, stazioni appaltanti e consulenti ambientali.
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Verso il superamento del DPR 120/2017: in arrivo il nuovo regolamento semplificato
Il DPR 120/2017, che per anni ha rappresentato il punto di riferimento unico nella gestione delle terre e rocce da scavo (TRS), è ormai destinato a essere sostituito. Il 21 marzo 2025, infatti, l’Italia ha notificato alla Commissione Europea uno schema di regolamento semplificato, elaborato in attuazione dell’art. 48 del D.L. 13/2023, collegato al PNRR.
Il nuovo testo è attualmente in fase di finalizzazione: la consultazione pubblica si è chiusa il 24 giugno 2025 e si attende la pubblicazione ufficiale nella seconda metà dell’anno. L’obiettivo è chiaro: alleggerire gli oneri burocratici senza rinunciare al controllo ambientale.
Tra le principali novità, il regolamento introduce una disciplina unificata che copre sia la gestione delle TRS come sottoprodotti, sia il loro deposito temporaneo in caso siano qualificate come rifiuti, oltre a regolare il riutilizzo diretto in sito, i casi specifici legati a bonifiche ambientali e le modalità operative per i cantieri di piccola entità, ossia quelli con meno di 20 metri cubi di materiale scavato.
Si prevede inoltre una semplificazione importante della documentazione, con procedure diversificate in base alla dimensione del cantiere, e un rafforzamento dell’efficienza operativa, particolarmente utile nei progetti pubblici finanziati con risorse PNRR, dove i tempi di approvazione e gestione spesso rappresentano un ostacolo.
Nel complesso, questo nuovo regolamento rappresenta un passaggio decisivo verso una gestione più snella e coerente delle terre e rocce da scavo, pur continuando a garantire il rispetto delle normative ambientali e la tracciabilità dei materiali.
Sottoprodotti, non rifiuti: quando è possibile?
Il nuovo regolamento conferma che le terre e rocce da scavo possono essere gestite come sottoprodotti, evitando in questo modo l’applicazione della normativa sui rifiuti. Tuttavia, questa possibilità è subordinata al rispetto di alcune condizioni ben precise, che restano invariate rispetto a quanto già previsto:
- il materiale deve avere un utilizzo certo e individuato in via preventiva,
- deve presentare una qualità ambientale compatibile con la destinazione d’uso (quindi non deve essere contaminato),
- deve poter essere impiegato senza bisogno di trattamenti preliminari,
- l’utilizzo deve risultare compatibile con le caratteristiche del sito in cui sarà reimpiegato.
Nel momento in cui anche solo uno di questi requisiti viene meno, le TRS non possono più essere considerate sottoprodotti e devono quindi essere gestite come rifiuti a tutti gli effetti. In questo caso, si applicano tutte le regole previste: deposito temporaneo, tracciabilità, attribuzione del codice EER e, se necessario, operazioni di smaltimento o recupero secondo normativa.
End of Waste? No, ma disciplina autonoma
Un chiarimento necessario riguarda la relazione tra terre e rocce da scavo ed il regime End of Waste. Le TRS, infatti, non rientrano nell’ambito di applicazione del DM 127/2024, che si riferisce esclusivamente ai rifiuti inerti da demolizione e costruzione. Si tratta di un ambito normativo distinto, con finalità e criteri differenti: mentre il DM 127/2024 disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto per materiali recuperati come aggregati, le TRS seguono un percorso autonomo, basato sul riutilizzo diretto o sulla classificazione come sottoprodotto.
Il decreto esclude in modo esplicito le terre provenienti da siti contaminati o soggetti a bonifica (codice EER 170504), ma anche per i materiali di scavo “puliti” – ovvero non derivanti da demolizione – l’applicabilità del regime End of Waste rimane incerta e oggetto di interpretazione.
Il nuovo regolamento semplificato per le TRS, attualmente in fase di adozione, non prevede un percorso di certificazione End of Waste, ma introduce una disciplina dedicata, molto più aderente alle caratteristiche dei materiali da scavo. L’attenzione è rivolta alla semplificazione delle procedure e alla valorizzazione del riutilizzo in sito o in altri contesti compatibili, nel rispetto dei requisiti ambientali.
Cosa cambia per imprese e cantieri?
Il nuovo scenario normativo impone a tutti gli operatori coinvolti nella gestione delle terre da scavo un adeguamento delle procedure operative.
Imprese esecutrici: per le imprese il vantaggio principale è rappresentato da una maggiore chiarezza sulla possibilità di riutilizzare i materiali in loco senza doverli classificare come rifiuti, a condizione che siano rispettati i requisiti previsti.
Committenti pubblici e le stazioni appaltanti: per loro il nuovo regolamento introduce importanti semplificazioni: gli appalti diventano più snelli e si riducono le tempistiche necessarie per ottenere le autorizzazioni legate al movimento terra.
Studi tecnici e consulenti ambientali: dovranno invece familiarizzare con i nuovi modelli documentali e aggiornare i propri strumenti di verifica, per valutare correttamente la conformità dei materiali e la possibilità di qualificarli come sottoprodotti.
Cantieri di piccole dimensioni: per i cantieri con volumi inferiori ai 20 metri cubi, il nuovo impianto normativo promette una maggiore flessibilità, riducendo la complessità gestionale a fronte di una minore incidenza ambientale.
L’obiettivo generale è quello di snellire i procedimenti, mantenendo però intatti i presidi ambientali e garantendo una corretta tracciabilità dei materiali. Per questo motivo è fondamentale che tutti gli operatori del settore inizino fin da subito a prepararsi, adeguando le proprie procedure interne e valutando con attenzione le opportunità offerte da una gestione conforme delle TRS.
Prospettive e prossimi step
Il nuovo regolamento è attualmente in fase di approvazione definitiva e rappresenta una tappa cruciale nella revisione del quadro normativo sulle terre e rocce da scavo. Nelle prossime settimane sarà importante monitorare alcuni passaggi fondamentali, a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevista per la seconda metà del 2025.
A seguire, si attendono i necessari chiarimenti attuativi, anche a livello regionale, da parte del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e del Ministero dell’Ambiente, che dovranno definire le modalità applicative e le eventuali integrazioni operative.
Particolare attenzione sarà dedicata all’elaborazione di linee guida tecniche, soprattutto per i casi complessi legati a interventi di bonifica o a progetti finanziati dal PNRR, dove i margini di interpretazione e gli impatti ambientali richiedono indicazioni puntuali.
In attesa dell’entrata in vigore formale, è consigliabile che imprese, progettisti e consulenti inizino a prepararsi al nuovo contesto, aggiornando le prassi interne e valutando con attenzione le opportunità legate al riutilizzo diretto dei materiali di scavo. Un corretto inquadramento sin da ora può facilitare la transizione e ridurre i margini di incertezza nei prossimi mesi.
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