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Indagini ambientali preliminari nei siti contaminati: quando servono e cosa prevedono

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Le indagini ambientali rappresentano uno strumento fondamentale per valutare lo stato di qualità di un sito e accertare l’eventuale presenza di contaminazioni. Si tratta di attività obbligatorie in numerosi contesti, come nel caso di bonifiche, cambi di destinazione d’uso o incidenti ambientali. 

Le indagini ambientali preliminari rappresentano il primo passo essenziale per valutare l’eventuale contaminazione di un sito. In questo articolo analizziamo cosa sono le indagini ambientali preliminari, come vengono svolte e quali sono i riferimenti normativi di riferimento.

Contenuti

Cosa sono le indagini ambientali preliminari 

Le indagini ambientali, e in particolare le indagini preliminari, sono attività tecniche svolte per raccogliere informazioni sulla qualità ambientale di una determinata area, con l’obiettivo di accertare la presenza o l’assenza di contaminanti nel suolo, sottosuolo e acque sotterranee.

Vengono richieste in diverse situazioni:

  • Avvio di procedimenti di bonifica ambientale.
  • Compravendita di aree industriali o potenzialmente inquinate.
  • Procedimenti autorizzativi (es. AUA, AIA, VIA).
  • Verifiche post-incidente o versamenti accidentali.
  • Cambi di destinazione urbanistica di aree precedentemente industriali o agricole.

Le indagini preliminari servono per identificare la presenza di sostanze inquinanti e precedono eventuali indagini di dettaglio o interventi di bonifica. Queste permettono di stabilire se un sito è contaminato, potenzialmente contaminato o non contaminato, secondo i limiti imposti dalla normativa vigente. 

Quando sono obbligatorie le indagini ambientali

Le indagini ambientali sono obbligatorie nei seguenti casi:

  • Procedura di bonifica avviata a seguito di una segnalazione (ex art. 242 del D.Lgs. 152/2006).
  • Vendita o riutilizzo di aree industriali dismesse.
  • Attivazione di procedimenti AIA o AUA con potenziale impatto sul suolo.
  • Incidente ambientale con rilascio di sostanze pericolose.
  • Cambio di destinazione urbanistica di aree produttive verso usi residenziali o sensibili.

Quali sono le fasi operative delle indagini per contaminazione

Le indagini ambientali  preliminari sono parte integrante del processo di caratterizzazione ambientale e seguono un iter strutturato in più fasi. Si tratta di attività tecniche complesse, regolate dal D.Lgs. 152/2006, che richiedono competenze multidisciplinari in ambito geologico, chimico e ambientale. Ecco i passaggi principali:

1.    Analisi preliminare e sopralluogo

In questa fase si raccolgono tutte le informazioni disponibili sul sito, come: dati storici, cartografie, usi precedenti dell’area, eventuali incidenti ambientali e autorizzazioni pregresse. Può essere effettuato un sopralluogo tecnico per osservare direttamente lo stato dei luoghi e identificare potenziali fonti di rischio ambientale, come serbatoi interrati, scarichi, aree di stoccaggio o attività industriali dismesse.
Questa fase è alla base della pianificazione dell’intervento e serve a impostare correttamente il piano di indagine preliminare.

2.    Piano di indagine

Il piano di indagine rappresenta la fase progettuale dell’intervento e definisce nel dettaglio tutte le attività tecniche da svolgere sul campo. Viene redatto sulla base delle informazioni raccolte durante l’analisi preliminare e ha l’obiettivo di guidare in modo sistematico la fase operativa.

Nel piano vengono stabiliti:

  • I punti di campionamento, scelti in funzione delle potenziali fonti di contaminazione e della conformazione del sito. Vengono localizzati con precisione tramite coordinate GPS e riportati in apposite planimetrie.

  • Le matrici ambientali da analizzare, ovvero i comparti da indagare in relazione alla tipologia di rischio presente. Le matrici possono includere: suolo superficiale e profondo, sottosuolo, acque sotterranee (tramite piezometri), gas interstiziali (VOCs, metano, ecc.).

  • I parametri da ricercare, ovvero le sostanze inquinanti potenzialmente presenti. I contaminanti oggetto di indagine vengono selezionati in base alle attività storiche del sito e possono comprendere: idrocarburi (C5-C40, IPA), metalli pesanti (piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente…), solventi clorurati (es. TCE, PCE), composti organici volatili (VOC), PCB, pesticidi, fenoli e altri inquinanti specifici.

  • Le metodologie di campionamento e analisi, indicate in conformità con la normativa tecnica vigente (UNI, EPA, ISO). Vengono descritte le modalità di perforazione, profondità dei prelievi, materiali utilizzati, criteri di conservazione dei campioni e tempi di invio al laboratorio.

  • Il numero e la frequenza dei campioni, in funzione dell’estensione del sito, della variabilità del terreno e della tipologia di contaminazione ipotizzata.

  • Le misure di sicurezza e le eventuali interferenze, come la presenza di sottoservizi, edifici, aree inaccessibili o vincoli ambientali.

 

Il piano di indagine viene solitamente allegato alla comunicazione agli enti competenti ed è parte integrante dell’iter tecnico-amministrativo previsto per la caratterizzazione ambientale di un sito potenzialmente contaminato.

3.    Indagine di campo

Si eseguono i prelievi sul campo mediante carotaggi e campionamenti del suolo a diverse profondità, installazione di piezometri per il campionamento delle acque sotterranee, eventuale monitoraggio del gas nei terreni.

Tutti i campioni vengono raccolti seguendo protocolli di qualità ambientale con l’ausilio di strumenti certificati, e spediti a laboratori accreditati.

4.    Analisi di laboratorio

I campioni vengono analizzati presso laboratori accreditati per rilevare la presenza e le concentrazioni di contaminanti come metalli pesanti, idrocarburi, solventi o altre sostanze pericolose.

5.    Confronto con i limiti normativi e classificazione

I risultati delle analisi vengono confrontati con le Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) stabilite dalla normativa ambientale. 

In base ai risultati analitici, si determina se il sito può essere considerato non contaminato (quando i valori rilevati sono inferiori alle CSC), potenzialmente contaminato (in caso di superamento delle CSC, ma con necessità di una successiva valutazione del rischio) oppure contaminato, qualora siano superate le CSR o sia accertato un rischio per la salute umana o per l’ambiente.

6.    Redazione del report tecnico

Al termine delle attività di indagine, tutti i dati raccolti vengono analizzati e sistematizzati all’interno di una relazione tecnica dettagliata, che rappresenta il documento ufficiale di sintesi dell’intero processo.

Il report contiene:

  • Descrizione del sito e del contesto territoriale e urbanistico.

  • Obiettivi e motivazioni dell’indagine ambientale.

  • Metodologie utilizzate per il campionamento, in accordo con le normative tecniche (UNI, ISO, EPA).

  • Localizzazione e modalità di esecuzione dei punti di prelievo, corredati da planimetrie e sezioni stratigrafiche.

  • Risultati analitici, presentati in tabelle con confronto rispetto ai limiti normativi (CSC e CSR).

  • Valutazione del superamento delle soglie e classificazione del sito (non contaminato, potenzialmente contaminato, contaminato).

  • Considerazioni tecniche e proposte di intervento, se necessarie (es. analisi di rischio, messa in sicurezza, bonifica).

 

La relazione è fondamentale sia per l’azienda, che può comprendere lo stato ambientale della propria area, sia per gli enti pubblici competenti (ARPA, Comune, Regione), che ne valutano i contenuti in sede di procedura amministrativa.

In caso di superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), il report tecnico costituisce la base per l’attivazione delle fasi successive, come l’analisi di rischio sito-specifica o la progettazione di interventi di bonifica..

7.    Azioni conseguenti

Se dai risultati delle indagini ambientali preliminari emergono superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), il sito viene classificato come potenzialmente contaminato. In questo caso, è necessario avviare un iter di caratterizzazione ambientale più approfondito, in conformità al Titolo V, Parte IV del D.Lgs. 152/2006. Le azioni conseguenti comprendono:

  • Ulteriori indagini di dettaglio: vengono svolti nuovi campionamenti e analisi per definire con maggiore precisione l’estensione, la profondità e la distribuzione della contaminazione in tutte le matrici ambientali interessate (suolo, sottosuolo, acque sotterranee).

  • Analisi di rischio sito-specifica: è una valutazione tecnica che permette di stimare il rischio sanitario e ambientale associato alla contaminazione, tenendo conto delle modalità di esposizione e dell’uso attuale o futuro del sito. Serve a determinare le Concentrazioni Soglia di Rischio, superate le quali il sito è considerato contaminato.

  • Piano di bonifica: se l’analisi di rischio conferma uno stato di contaminazione, è necessario elaborare un piano tecnico-operativo che individui gli interventi di bonifica da eseguire, con tempistiche, metodologie e obiettivi chiari. Il piano deve essere approvato dagli enti competenti.

  • Messa in sicurezza: può essere temporanea, per impedire la diffusione della contaminazione nelle more dell’approvazione del piano di bonifica, oppure permanente, se rappresenta la soluzione definitiva per eliminare o ridurre il rischio ambientale. 

 

Tutte le fasi successive avvengono con il coinvolgimento e il coordinamento delle autorità competenti (Comune, Regione, ARPA), che devono approvare i documenti tecnici e monitorare l’effettiva realizzazione degli interventi.

Il riferimento normativo: D.Lgs. 152/2006

In Italia, la normativa di riferimento per le indagini ambientali è il Decreto Legislativo 152/2006, noto anche come Testo Unico Ambientale. Si tratta di un quadro normativo ampio e articolato che disciplina la tutela dell’ambiente in tutti i suoi aspetti. Per quanto riguarda la gestione dei siti contaminati, è la Parte IV, Titolo V del decreto a stabilire le regole fondamentali da seguire.

Questa sezione della legge definisce con precisione:

  • Quando è necessario avviare un’indagine ambientale, ad esempio in caso di incidenti, trasferimenti di proprietà, dismissioni di attività o durante il rilascio di autorizzazioni ambientali (AIA, AUA, VIA);
  • Chi è il soggetto responsabile della messa in sicurezza e della bonifica del sito, ruolo che ricade generalmente sul proprietario o sul gestore dell’area;
  • Quali sono i limiti normativi da rispettare, ovvero le Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), superate le quali un sito è formalmente considerato contaminato;
  • Le procedure da seguire per la caratterizzazione ambientale del sito, la presentazione dei progetti di bonifica e l’interazione con gli enti competenti (ARPA, Comune, Regione).
 

Obblighi per le aziende

Il decreto impone agli operatori economici una serie di responsabilità ben precise. Chi gestisce un’attività produttiva, o è proprietario di un’area potenzialmente contaminata, deve:

  • Segnalare tempestivamente ogni evento che possa comportare un rischio ambientale o una contaminazione accidentale;
  • Mantenere aggiornate le informazioni ambientali del sito, in particolare in relazione ai rifiuti prodotti, agli scarichi e alle sostanze utilizzate;
  • Intervenire rapidamente in caso di superamento dei limiti di legge, attivando le necessarie misure di contenimento o bonifica;
  • Garantire la tracciabilità delle attività ambientali, anche attraverso registri, report e relazioni tecniche.
 

Il D.Lgs. 152/2006 non lascia spazio all’improvvisazione: per ogni impresa è fondamentale conoscere e rispettare le disposizioni di legge, non solo per evitare sanzioni, ma anche per tutelare la propria reputazione, il valore dell’attività e la sicurezza del territorio.

Perché affidarsi a un consulente ambientale

Affidarsi a un consulente ambientale esperto nelle indagini ambientali preliminari significa avere al proprio fianco una figura tecnica specializzata in grado di gestire ogni fase del procedimento, con competenza normativa e operativa.

Ecco i principali vantaggi che derivano dal supporto di un consulente specializzato:

  • Risparmiare tempo nella predisposizione dei documenti tecnici.
  • Avere un interlocutore unico con gli enti di controllo (ARPA, Comune, Regione).
  • Ridurre i rischi legali in caso di omissioni o errori procedurali.
  • Ottenere un supporto completo fino alla eventuale chiusura del procedimento di bonifica.

Monaco Consulenze è al fianco delle imprese nella gestione di tutti gli aspetti legati alla tutela ambientale.

Grazie a un team multidisciplinare e a una profonda conoscenza della normativa, ti guidiamo in ogni fase, dalla valutazione del sito fino alla messa in sicurezza o bonifica.

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